La regione di Marlborough, cuore pulsante della viticoltura neozelandese e responsabile di circa il 75% della produzione nazionale di Sauvignon Blanc, sta affrontando una situazione inedita: i viticoltori sono costretti a lasciare parte del raccolto sulle viti.
Nel 2024, le esportazioni di vino dalla Nuova Zelanda hanno subito una flessione significativa, registrando un calo del 12,2% in valore e del 13% in volume rispetto all’anno precedente. Questo decremento ha portato a un aumento delle scorte invendute nelle cantine, creando preoccupazioni tra i produttori. Per evitare un ulteriore accumulo, le grandi aziende vinicole hanno richiesto ai viticoltori di non raccogliere l’intera produzione di uva, lasciandone una parte in pianta.
Marcus Pickens, direttore generale del gruppo Wine Marlborough, ha sottolineato la necessità di bilanciare domanda e offerta per mantenere l’equilibrio del mercato. Le cantine sono già occupate da vino invenduto della scorsa stagione, e questa misura è vista come essenziale per evitare un eccesso di offerta.
Questa pratica di non raccogliere tutta l’uva non è del tutto nuova, ma quest’anno ha raggiunto livelli senza precedenti. Fattori come i cambiamenti nei gusti dei consumatori e l’incertezza geopolitica, inclusa quella negli Stati Uniti, hanno influenzato la domanda di vino neozelandese. Di conseguenza, i prezzi delle uve hanno subito una diminuzione: nel 2023, la media nel distretto era di poco superiore a 2.400 dollari neozelandesi per tonnellata, scendendo a circa 1.800 dollari nel 2025.
La situazione attuale rappresenta una sfida significativa per i viticoltori di Marlborough, costringendoli a rivedere le loro strategie per adattarsi alle dinamiche del mercato globale e garantire la sostenibilità delle loro attività.