Un nuovo capitolo si apre per il mondo del Prosecco: i primi risultati della sperimentazione sul “Prosecco Low-Alcohol” sembrano promettenti, aprendo interessanti scenari per un vino spumante dal tenore alcolico ridotto, ma senza compromessi su qualità e identità. Il progetto, promosso da un gruppo di aziende vitivinicole in collaborazione con centri di ricerca enologica, si distingue per un approccio innovativo: niente dealcolazione meccanica, bensì una diversa gestione delle fermentazioni.
L’obiettivo: ridurre l’alcol, mantenendo l’autenticità
Con il crescente interesse del mercato verso prodotti a più basso contenuto alcolico, soprattutto tra i consumatori più giovani e attenti alla salute, l’idea di un Prosecco con gradazione ridotta si inserisce perfettamente nel trend globale del “mindful drinking”. Tuttavia, la sfida era chiara: come ottenere un vino che conservi la sua struttura, aromaticità e piacevolezza, pur riducendo il grado alcolico?
I ricercatori hanno puntato su una modulazione attenta del processo fermentativo. Attraverso la selezione di lieviti meno alcoligeni, la gestione mirata delle temperature e l’impiego di uve con caratteristiche precise in termini di maturazione zuccherina, è stato possibile ottenere basi spumante che si attestano su gradazioni comprese tra i 9 e i 10 gradi alcolici, contro gli 11-11,5° tradizionali.
Nessuna dealcolazione: un approccio più “naturale”
A differenza delle tecniche di dealcolazione – come l’osmosi inversa o la distillazione sottovuoto – che possono impattare negativamente sul profilo sensoriale del vino, la strategia adottata in questa sperimentazione punta tutto su un equilibrio enologico più “naturale”. “Non si tratta di togliere qualcosa, ma di non farla nascere”, spiegano i tecnici coinvolti. Una filosofia che consente di mantenere intatte le componenti aromatiche primarie e secondarie, valorizzando l’identità varietale del Glera.
Riscontri positivi anche in degustazione
I primi panel di assaggio, condotti sia da esperti che da consumatori abituali di Prosecco, hanno restituito giudizi positivi. I campioni a basso tenore alcolico sono stati apprezzati per la freschezza, la bevibilità e la coerenza stilistica con i Prosecchi tradizionali, pur evidenziando una maggiore leggerezza al palato. Un risultato che lascia ben sperare in vista di future autorizzazioni commerciali e ampliamenti di gamma.
Prospettive future e quadro normativo
Al momento, la sperimentazione è ancora in fase pre-commerciale e dovrà confrontarsi con i limiti posti dal disciplinare della DOC e DOCG. Tuttavia, le istituzioni di riferimento – consorzi, enti di tutela e ministero – stanno osservando con attenzione lo sviluppo del progetto, consapevoli del potenziale di mercato e delle opportunità che potrebbe aprire per il comparto.
Il “Prosecco Low-Alcohol” si candida quindi non come un’alternativa “light”, ma come un’estensione innovativa e coerente della denominazione, capace di intercettare le esigenze di un pubblico in evoluzione senza rinunciare alla qualità che ha reso il Prosecco uno dei vini più apprezzati al mondo.