Sono trascorsi 50 anni, davvero gloriosi, da quando Niccolò e Piero Antinori, con il contributo dell’allora enologo Giacomo Tachis, concepirono un blend originalissimo nell’area del Chianti Classico. Il Tignanello, un vino a suo modo rivoluzionario, protagonista del Rinascimento vitivinicolo italiano. Un vino che nasce da una collina con un suolo estremamente vocato di cui, tuttavia, da oltre trent’anni mancavano 4 ettari terreno della collina della Tenuta situate a 450 metri slm, che i Marchesi Antinori, oggi sono riusciti a recuperare.
Il Tignanello dalla sua prima concezione ha cambiato la sua fortunata formula nella composizione dell’assemblaggio di Sangiovese, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Da d versi anni prevale infatti nel blend il primo vitigno. E dai prossimi anni potrebbe anche aumentare la sua produzione e magari variare ulteriormente la composizione del vino. I 4 ettari recentemente riascquistati saranno piantati nel corso di quest’anno a Sangiovese. “Poter contare su altri 4 ettari di un vigneto dalle caratteristiche così straordinarie è motivo di grande soddisfazione.” – ha specificato Renzo Cotarella, CEO ed Enologo di Marchesi Antinori – “Qui il Sangiovese riesce a esprimere al meglio tutto il suo carattere. Una varietà “nervosa” che va saputa comprendere e interpretare ma, se gestita in maniera corretta, ha la capacità di sorprendere per la sua straordinaria qualità. È il Sangiovese di Tignanello; vibrante, elegante, deciso senza essere mai troppo invasivo”. Insomma, lo “Giove” dei vini toscani, il toponimo Tignanello pare derivi dal nome del dio Tinia, al vertice dell’Olimpo delle divinità etrusche, a breve potrebbe mutare ancora e in meglio.
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