Durante l’incontro “What’s next for wine education” è stata posta un’interessante domanda al Ceo di Wine & Spirits Education Trust, Ian Harris, su come sia cambiata la formazione al vino in questi anni. Quale punto di riferimento mondiale per l’educazione enoica, Harris, nel rispondere, ha cercato di toccare le principali tappe storiche di questo percorso, ponendo l’accento sugli ultimi rivoluzionari nove mesi.
Il primo passo che segnò l’approccio alla cultura del vino risale al 1913 con la pubblicazione del manuale “In vino veritas”, ancora oggi tra i fondamenti dell’educazione enoica. Da quel momento sempre più persone cominciarono a trovare interessante scoprire, conoscere e analizzare quanto vi fosse dietro un semplice bicchiere di vino. Nel 1953 vennero quindi istituiti i Masters of Wine, a seguire fu fondato il Wine & Spirits Education Trust e nel 1969 la Court of Masters Sommelier.
Il WSET negli anni è cresciuto diventando la massima istituzione formativa nel campo del vino, presente in ben 75 paesi con milioni di studenti. La presenza di alcuni centri anche in Italia ha permesso di diplomare nel solo 2019 circa 10 mila allievi.
Da sempre improntata sul face to face, in questi mesi di pandemia la formazione ha però dovuto drasticamente evolversi convertendo all’online ogni suo corso. A fronte del collasso delle iscrizioni tra marzo e aprile la società ha infatti dovuto reinventarsi e adattarsi alle normative, prevedendo, a partire da giugno, solo corsi a distanza con l’invio a casa persino di alcuni campioni per poter sostenere gli esami pratici.
Al di là del cambio d’approccio l’obiettivo in questi anni è comunque rimasto immutato: “la formazione permetterà di generare valore lungo tutta la filiera, se chi consiglia cosa comprare è preparato – sostiene Harris – in azienda come al ristorante o in enoteca, il consumatore spende fino al 25% in più”.