L’Italia deve scendere a patti con una verità scomoda, ma che purtroppo non si può ignorare: l’età d’oro del Made in Italy è finita, e le eccellenze culinarie, luxury e di design non bastano più per colmare l’enorme differenza con altri mercati europei e non.
Questo è ciò che emerge dall’analisi puntuale di Aldo Pigoli, docente all’Università Cattolica, Esperto di Geopolitica e Intelligence competitiva, e Valerio Mancini, Direttore del Rome Business School Divulgative Research Center, pubblicata sotto Econopoly sul giornale IlSole24Ore e dal titolo Turismo, lusso e moda non bastano più. Come potenziare il brand Italia?
Pigoli e Mancini delineano un ritratto brutalmente onesto del nostro paese, e raffigurano così una nazione che si è concessa di dormire sugli allori per troppo tempo, e che oggi si ritrova a dover competere in un mercato europeo ben più avanzato e aggiornato.
Secondo il Best Countries Report 2022, le storiche “3 F” (Food, Fashion e Forniture) non possono più fare la differenza a livello economico, poiché non sono affiancate a realtà professionali e imprenditoriali capaci di gestirle al meglio: in parole povere, l’Italia ha moltissimo da offrire, ma non ha i mezzi per farlo in modo corretto.
I limiti del Belpaese si scoprono facilmente se, seguendo l’analisi di Pigoli e Mancini, volgiamo lo sguardo al Global Soft Power Index di Brand Finance: lo studio compara 120 nazioni sotto molteplici ambiti (dall’educazione alla governance), e l’Italia non ha retto il confronto con i G7; all’ultimo posto, mostra significative mancanze nelle categorie Istruzione e Scienza (25º) e Governance (25º), nonostante gli ottimi risultati in Culture & Heritage (3º) e People & Values (5º).
L’Italia è prestigiosa e gode di un bagaglio culturale inestimabile, ma, di nuovo, non può esprimersi senza un apparato formativo, burocratico e professionale adeguato: l’esito è sempre lo stesso, e pone l’accento su un bisogno fondamentale di innovazione, cambiamento e modernizzazione.
Finché ciò non accadrà, l’identità italiana non potrà che rimanere stagnante e pallida, consumata dallo stesso passato che, prima, riusciva a tenerla in vita.