Il caso arriva in Parlamento. Fi: troppi errori, danno di immagine. Critiche anche dall’agenzia Reuters, dalla CNN e dallo storico giornale inglese Guardian.
Una campagna da nove milioni di euro si trasforma in un flop dalle proporzioni colossali nelle mani del Ministero del Turismo: la grottesca Venere influencer di Open to Meraviglia “ferragnizzata” non ha infatti riscosso il successo tanto desiderato, ma piuttosto ha evidenziato la mancanza di professionalità e di contatto con la vita reale che caratterizza una nutrita porzione di membri del governo.
Basta partire dal video per la campagna pubblicitaria, nata da un’iniziativa della ministra Daniela Santanchè, per notare le prime incongruenze: le immagini di un’incantevole vigna, teoricamente italiana, hanno insospettito alcuni utenti e giornalisti, che hanno presto svelato l’inganno.
Non una vigna italiana, ma una vigna slovena, e soprattutto non un filmato originale o appositamente preparato per la campagna, ma piuttosto un video stock che si può ritrovare sulla piattaforma di Unsplash, al modico prezzo di 600 euro.
Segue poi un errore banale, ma che tuttavia ha danneggiato profondamente l’immagine della campagna: per ospitare la Venere digitale, infatti, il team di Daniela Santanché avrebbe creato un sito dedicato dal nome di opentomeraviglia.it, senza, però, acquistarne il dominio; un utente ne ha approfittato, e ha reclamato il sito per sé.
Ora, su opentomeraviglia.it, si possono ammirare le grafiche di un’agenzia di marketing toscana.
Infine, arriva forse la mancanza più grave, che conferma, senza mezzi termini, la disconnessione della classe politica dai suoi cittadini e dalle loro esigenze.
Sei hotel di lusso, infatti, appaiono al fianco della Venere in quanto sponsor ufficiali della campagna, e vengono proposti come ottime location vacanziere, adatte a tutta la popolazione e ai turisti in arrivo in Italia: il costo delle camere (anche una suite con il minimo indispensabile può raggiungere i 300 euro nei resort proposti) e le politiche delle strutture (ad esempio, in uno dei resort i cani sono ammessi, ma non i bambini) rappresentano i due problemi principali di questa scelta “strategica”.
La Venere di Botticelli perde così il suo fascino centenario, e diventa una marionetta nelle mani di una burattinaia inesperta e goffa, che la costringe a esibirsi per un pubblico che, in realtà, ha smesso di ascoltarla già da un po’.