All’interno della Villa Aurelia a Roma, l’Annual Report di Valoritalia, con i dati emersi dai processi di certificazione di 218 denominazioni di origine italiane, e dell’Osservatorio Nomisma Wine Monitor – Valoritalia, accurata analisi della percezione delle certificazioni tra le imprese vitivinicole e i consumatori di vino. Due i fronti di analisi principali: il monitoraggio di tale percezione nel terzo anno della pandemia e il confronto tra consumatori italiani e tedeschi, sia nell’approccio ai vini certificati DOP e IGP che verso quelli BIO e Sostenibili.
Dal Report spicca una fotografia del Vigneto Italia che conferma l’aumento dei volumi commercializzati nonostante gli anni difficili, con previsioni talvolta catastrofiche. Le vendite crescono infatti in doppia cifra (+ 12%) e non soltanto grazie alle impennate delle vendite online.
“Un bilancio per molti versi sorprendente – ha spiegato Francesco Liantonio, Presidente Valoritalia – se si tiene conto di quanto è accaduto nell’ultimo triennio. Le nostre Denominazioni di Origine hanno ottenuto una performance straordinaria, registrando una crescita record, frutto della capacità mostrata dalle nostre imprese di cogliere ogni opportunità, coprire ogni spazio, gestire al meglio il proprio potenziale, ottimizzare risorse e relazioni”.
Ottimisti i player del settore ma non solo. Il nordest traina i dati con il Pinot Grigio delle Venezie e con il “Sistema Prosecco” cresciuto del 22,7% nel biennio 2020-2021. Di forte impatto anche la crescita del Brunello di Montalcino (+40%), Barolo (+27%), Gavi (+23%), Franciacorta (+12%), Chianti Classico (+11%) e del Nobile di Montepulciano (+10%).
“Sono veramente moltissimi e interessanti i dati che emergono dal nostro Annual Report – ha dichiarato il Direttore Generale di Valoritalia Giuseppe Liberatore – una mole di informazioni prodotta da uno staff di 231 collaboratori e 1250 consulenti qualificati, distribuiti praticamente su tutto il territorio nazionale. Una squadra compatta, che quotidianamente passa al setaccio 47 DOCG, 134 DOC, 37 IGT e gestisce circa 5000 tipologie di vino. Oggi certifichiamo quasi 20 milioni di ettolitri, equivalenti al 56% della produzione nazionale di tutte le DO, per un totale di quasi 2,1 miliardi di bottiglie. Nel nostro sistema vengono gestiti i movimenti di 95mila operatori che rappresentano buona parte dell’intero comparto vitivinicolo. Una macchina organizzativa estremamente sofisticata, unica nel suo genere, che costituisce una sorta di benchmark a livello mondiale”.
L’indagine Nomisma 2022 ha aperto il confronto anche tra consumatori italiani e tedeschi, contando che, dopo quello statunitense, il principale mercato di riferimento per i nostri vini è quello tedesco, con un valore dell’export che nel 2021 ha raggiunto gli 1,1 miliardi di euro. In Germania, infatti, le etichette italiane battono quelle francesi nella frequenza di consumo.
Il report conferma che a direzionare le scelte dei consumatori prevalgono la notorietà del brand, il marchio biologico e la certificazione della sostenibilità, con una spiccata sensibilità nei confronti di metodi di produzione rispettosi delle risorse ambientali, origine e tracciabilità della filiera.
“L’indagine, condotta su un campione di 1000 consumatori italiani e altrettanti tedeschi evidenzia diverse similitudini ma anche approcci decisamente differenti – ha precisato Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare Wine Monitor presso Nomisma – Per esempio, nel consumo casalingo entrambi guardano principalmente all’origine territoriale e alla notorietà del brand. Ma quando si esce di casa e si consuma in un ristorante o in un winebar, le cose cambiano. Per gli italiani sono poche le differenze rispetto al consumo indoor, mentre il consumatore tedesco preferisce lasciarsi guidare dal titolare o dal personale di sala. Gli italiani puntano molto sull’indicazione geografica, i tedeschi maggiormente sul vitigno”.