Il Consorzio Tutela Vini d’Acqui è attivo dal 1992 ad Acqui Terme con l’obiettivo di controllare e regolamentare la crescita delle denominazioni dei Vini d’Acqui per tutelare il loro territorio d’origine, dei produttori e dei consumatori. 62 aziende aderenti come realtà agricole, cantine cooperative e aziende spumantiere, le quali hanno assistito nel 1996 alla conquista da parte del Brachetto d’Acqui la denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG).
Il 30 maggio Paolo Ricagno, presidente uscente, è stato rieletto all’unanimità per i prossimi tre anni come protagonista guida del Consorzio dei Vini d’Acqui che tutela Brachetto d’Acqui, Acqui docg e Dolcetto d’Acqui doc.
Ricagno, da 25 anni alla guida del Consorzio, si promette di gestire con l’ente tutte le prossime sfide. Con lui sono stati nominati vicepresidenti Massimo Marasso (F.lli Martini) per le Case Spumantiere e Bruno Fortunato (TreSecoli) per la Parte Agricola.
«Credo si debba partire dalla vigna e dai mercati per rivedere l’intera filiera vitivinicola piemontese – è stata la prima dichiarazione del presidente confermato -. Oggi – ha dichiarato – serve agire in fretta sulla cura dei vigneti, per formare manodopera esperta e, magari, accedere a nuove tecnologie. In Piemonte mancano potatori e trattoristi con esperienza. A mio avviso questa regione deve dotarsi di corsi professionali che insegnino tecniche e professioni viticole ai giovani, per il loro futuro e il futuro della viticoltura piemontese. Poi c’è il capitolo delle nuove tecnologie. Oggi i droni, purtroppo, sono utilizzati nelle guerre moderne, usiamoli anche in viticoltura, nei trattamenti mirati, in collaborazione con le industrie che producono i prodotti migliori e più sostenibili, per tagliare i costi della conduzione del vigneto in modo che i nostri viticoltori e le nostre aziende agricole abbiano redditi più dignitosi e in grado di garantire un domani. In questo senso l’opera di agronomi preparati e aggiornati potrebbe fare la differenza. Poi c’è il nodo mercati: capire dove stanno andando e come si stanno evolvendo, attraverso analisi e continui studi, è fondamentale per lo sviluppo del vigneto Piemonte».
Secondo Ricagno, è necessaria un’intesa rinnovata tra i differenti enti consortili che gestiscono le più importanti denominazioni del Piemonte: Asti, Moscato d’Asti, Barbera d’Asti, Branchetto d’Acqui, Gavi, Colli Tortonesi e tutti gli altri che desidereranno farne parte. Tutto al fine di creare una grande rete di progetti e ideazioni che porti il mondo del vino regionale verso un futuro sempre più positivo e propositivo, lontano da egocentrismi inutili.