In occasione dell’apertura di Amarone Opera Prima è stata annunciata la candidatura a patrimonio immateriale dell’Unesco della tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella. Un’idea che, stando alle parole dei promotori, nasce dalla constatazione che la messa a riposo delle uve con le quali poi viene prodotto l’amarone, è un’operazione fortemente identitaria che da sempre, generazione dopo generazione, lega tutti gli abitanti in quello che è praticamente un rito che unisce e identifica queste terre e chi le abita.
“Il traguardo di oggi è il risultato di un grande lavoro di squadra – commenta il presidente del Consorzio vini Valpolicella, Christian Marchesini – che ha messo a fattor comune la valorizzazione della Valpolicella e la sua vocazione all’eccellenza. Una unità di intenti e di visione che ha riscontrato l’appoggio anche delle istituzioni, a partire dalla Regione Veneto e dal suo presidente, Luca Zaia. Ora confidiamo che i ministeri deputati a decidere la presentazione della candidatura sappiano riconoscere il valore antropologico e socioeconomico di questa tecnica. Non dimentichiamo, infatti, che la denominazione genera un fatturato annuo di oltre 600 milioni di euro”.
Secondo Pier Luigi Petrillo, coordinatore del Comitato Scientifico, professore e direttore della Cattedra Unesco sui Patrimoni Culturali Immateriali dell’Università Sapienza di Roma il dossier “evidenzia che si tratta di una tecnica che rispecchia la storia sociale, politica, economica di questo territorio e ne manifesta la sua evoluzione. Il profondo radicamento culturale e identitario definisce la stessa architettura rurale della Valpolicella: un saper fare che da oltre 1500 anni identifica questa comunità”.
Il documento verrà ora trasmesso al ministero della Cultura, a quello dell’Agricoltura e alla Commissione nazionale per l’Unesco, l’organismo interministeriale coordinato dal ministero degli Esteri cui spetta il compito di scegliere, entro il 30 marzo l’unica candidatura italiana, tra le quaranta presentate, che sarà mandata a Parigi per l’eventuale riconoscimento.