Il settore vinicolo italiano si trova ad affrontare una sfida senza precedenti: l’imposizione di dazi del 20% sulle esportazioni di vino negli Stati Uniti potrebbe causare una perdita annua di 323 milioni di euro. A lanciare l’allarme è l’Unione Italiana Vini (Uiv), che sottolinea l’urgenza di una strategia condivisa con i partner commerciali americani per evitare un aumento dei prezzi al dettaglio e proteggere la competitività del vino italiano sul mercato statunitense.
L’impatto dei dazi: numeri e preoccupazioni Secondo l’Osservatorio Uiv, il 76% delle 480 milioni di bottiglie italiane spedite negli USA nel 2024 rientra nella cosiddetta “zona rossa”, ovvero prodotti con un’esposizione alle tariffe superiore al 20%. Questo significa che 364 milioni di bottiglie, per un valore di oltre 1,3 miliardi di euro, sono direttamente minacciate. Tra i vini più colpiti troviamo Moscato d’Asti (60% delle vendite negli USA), Pinot Grigio (48%), Chianti Classico (46%), rossi toscani Dop (35%), piemontesi (31%), Brunello di Montalcino, Prosecco (27%) e Lambrusco.
Il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, ha evidenziato la necessità di un’azione coordinata tra produttori italiani e importatori americani: “Occorre un patto con i buyer d’oltreoceano per ripartire l’extra-costo ed evitare che venga scaricato interamente sui consumatori”. A preoccupare ulteriormente il settore è la possibilità di un’escalation commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea, che potrebbe aggravare ulteriormente la situazione.
Italia più esposta di Francia e Spagna Rispetto agli altri grandi esportatori europei di vino, l’Italia risulta particolarmente vulnerabile. Il segretario generale dell’Uiv, Paolo Castelletti, ha evidenziato che il 24% del valore totale dell’export vinicolo italiano è destinato agli Stati Uniti, contro il 20% della Francia e l’11% della Spagna. Inoltre, i prodotti italiani hanno una maggiore sensibilità al prezzo, con l’80% delle bottiglie vendute negli USA che appartiene alla fascia “popolare”, con un prezzo medio di partenza di poco superiore ai 4 euro al litro. Questo rende il mercato americano cruciale per i produttori italiani, che rischiano di vedere drasticamente ridotti i propri margini di guadagno o di dover rinunciare a una fetta importante delle esportazioni.
Le prossime mosse L’industria vinicola italiana è ora chiamata a rispondere con una strategia efficace per mitigare gli effetti dei dazi. Tra le opzioni in discussione, oltre a un accordo con gli importatori americani, vi è la richiesta avanzata dal ministro degli Esteri Tajani di escludere gli alcolici, e quindi il vino, da eventuali controversie commerciali in sede UE. Un passo cruciale per garantire stabilità a un comparto che rappresenta un pilastro dell’economia agroalimentare italiana.
Nel frattempo, i produttori restano in attesa di sviluppi, consapevoli che il futuro del vino italiano negli Stati Uniti dipenderà dalle scelte politiche e dalle dinamiche di mercato dei prossimi mesi.