Gli Stati Uniti si preparano ad applicare dazi del 20% sulle merci importate dall’Unione Europea, una misura che rischia di colpire duramente il settore agroalimentare italiano. L’annuncio è stato dato dal presidente Donald Trump nel corso di una conferenza alla Casa Bianca, in cui ha dichiarato: “Oggi è il giorno della liberazione, quello in cui abbiamo reso l’America di nuovo ricca”. Trump ha sottolineato come gli Stati Uniti siano stati “saccheggiati” negli ultimi decenni e ha promesso che questa situazione “non accadrà più”. I nuovi dazi entreranno in vigore dal 9 aprile e avranno un impatto significativo sulle esportazioni italiane, in particolare sul settore food & beverage.
L’impatto sul vino italiano
Uno dei comparti più colpiti sarà quello vinicolo, con l’export italiano che nel 2024 ha raggiunto quota 8,1 miliardi di euro. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di riferimento per il vino italiano, con una quota del 24% e una crescita del 10,2%. Micaela Pallini, presidente di Federvini, ha espresso forte preoccupazione: “Dobbiamo capire cosa significhi concretamente questo dazio del 20%, ma sappiamo già che un incremento simile potrebbe triplicare il prezzo a scaffale. Questo penalizza soprattutto i prodotti di fascia media, mentre l’alta gamma potrebbe resistere grazie a una clientela più disposta a spendere.”
La presidente di Federvini ha inoltre ricordato il precedente del 2019, quando un dazio del 25% sugli spirits provocò una perdita del 40% nei volumi esportati. “Siamo preoccupati anche per il modo in cui questi provvedimenti vengono annunciati e attuati senza dare tempo alle aziende di adattarsi.”
Secondo un’analisi dell’Osservatorio Uiv, l’export vinicolo italiano potrebbe subire una perdita di valore pari a 323 milioni di euro, su un totale di 1,94 miliardi. “Rispetto agli altri partner europei, l’Italia è più esposta al mercato statunitense, con il 24% del valore totale dell’export contro il 20% della Francia e l’11% della Spagna,” spiega Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini. Inoltre, il vino italiano negli USA si concentra principalmente nelle fasce di prezzo popolari, con solo il 2% delle bottiglie considerate di lusso, mentre l’80% ha un prezzo medio di circa 4 euro al litro.
Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, sottolinea la necessità di diversificare i mercati di esportazione: “Dobbiamo rafforzare la nostra presenza in Sud America, dove l’accordo con il Mercosur apre nuove opportunità, ma anche investire in Asia e cominciare a esplorare l’Africa e l’India, mercati emergenti con un interesse crescente per il nostro vino.”
Parmigiano Reggiano e formaggi Dop sotto attacco
Non solo il vino, anche il comparto lattiero-caseario italiano è sotto pressione. Il Parmigiano Reggiano, il cui export verso gli USA ha registrato un +13% nel 2024, subirà un incremento dei dazi dal 15% al 35%. Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, ha commentato la decisione: “Non possiamo certo dire di essere felici, ma il Parmigiano Reggiano è un prodotto premium e speriamo che l’aumento di prezzo non si traduca automaticamente in un crollo delle vendite. Lavoreremo a livello diplomatico per dimostrare che il nostro prodotto non è in concorrenza con i formaggi americani.”
Secondo Confcooperative, i formaggi Dop italiani esportati negli Stati Uniti generano un giro d’affari di 122 milioni di euro, pari al 25% delle vendite totali di formaggi italiani negli USA, che nel 2024 hanno raggiunto un valore complessivo di 484 milioni di euro.
Conclusione
L’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump rischia di colpire in maniera significativa il settore agroalimentare italiano, in particolare le esportazioni di vino e formaggi Dop. Mentre il governo e le associazioni di categoria cercano strategie per mitigare l’impatto economico, le imprese italiane sono chiamate a diversificare i propri mercati di riferimento per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti. Con l’apertura di nuovi scenari commerciali in Sud America, Asia e Africa, il settore agroalimentare italiano dovrà adattarsi rapidamente a un panorama internazionale sempre più instabile e competitivo