Nel 2024, il Gruppo Campari ha registrato ricavi netti pari a 3,07 miliardi di euro, segnando un incremento organico del 2,4% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, l’utile netto ha subito una flessione del 39%, attestandosi a 202 milioni di euro.
Le Americhe hanno contribuito al 45% delle vendite totali, con una crescita del 4%. Negli Stati Uniti, marchi come Espolòn e Aperol hanno registrato aumenti rispettivamente del 12% e dell’11%. In Europa, che rappresenta il 48% delle vendite, si è osservata una crescita del 3%, nonostante una contrazione del 4% nel mercato italiano, attribuibile a condizioni meteorologiche avverse e a una riduzione delle scorte da parte dei grossisti.
Il 2025 si preannuncia come un anno di transizione per Campari. L’amministratore delegato, Simon Hunt, ha indicato che l’azienda prevede una crescita moderata delle vendite organiche, con un miglioramento atteso nella seconda metà dell’anno. Inoltre, l’introduzione di dazi del 25% sulle importazioni negli Stati Uniti da Messico, Canada ed Europa potrebbe avere un impatto stimato tra i 90 e i 100 milioni di euro sui risultati annuali, prima di eventuali azioni di mitigazione.
Per affrontare queste sfide, Campari ha deciso di sospendere temporaneamente le attività di fusione e acquisizione, concentrandosi sulla crescita organica dei marchi principali e sull’espansione geografica. L’obiettivo è migliorare l’efficienza operativa e l’esecuzione commerciale, garantendo al contempo una solida posizione finanziaria.
Nonostante le difficoltà attuali, l’azienda rimane fiduciosa nella capacità di mantenere una performance superiore nel lungo termine, grazie alla forza dei propri marchi e agli investimenti effettuati in infrastrutture e supply chain.