Il prezzo dello champagne continua a crescere in modo esponenziale. Ovviamente dopo una pandemia, una guerra con la sua conseguente crisi energetica, la strada era segnata. Il tutto è stato aiutato da tre vendemmie poco fortunate, tranne l’ultima, che però non vedrà la commercializzazione prima dei canonici tre anni.
I dati parlano di un aumento, negli ultimi trentasei mesi, del 20% e il prossimo anno si parla già del 15%. Anche perché si dovrà tener conto dell’esplosione del costo dell’uva: e in media per una bottiglia ne servono mediamente 1,2 chili.
Così, come indicato dal Comité interprofessionnel du vin de Champagne, dopo i 6,36 euro al chilogrammo del 2019, i 6,30 del 2020 e i 6,35 del 2021, l’ultimo raccolto ha superato i sette euro.
Numeri che però non impatteranno nel breve periodo, anche perché a delineare i prezzi delle prossime uscite sarà il caro energia causato dalla guerra in Ucraina.
Dunque, l’aumento sarà legato al costo di produzione, in particolare ai capsuloni e gabbiette in alluminio raddoppiati di prezzo, alle bottiglie più care del 30% e alle barrique in legno.
E al tutto bisogna aggiungere una domanda in costante aumento. I numeri parlano chiaro, nel segmento che va dal 1 agosto 2021 al 31 luglio 2022, la domanda è aumentata del 16,5% rispetto ai dodici mesi precedenti.
Un risultato che, se calcolato nell’anno, si avvicina al record delle 339 milioni di bottiglie vendute del 2007.