Le grandi cantine presenti al ritorno in presenza del Vinitaly 2022 presentano conti positivi rispetto al 2019, confermando come la pandemia non abbia inciso troppo sull’export e sulla vendita delle grandi bottiglie, riuscendo quindi a contenere i piccoli picchi di perdite.
A preoccupare ora il panorama vitivinicolo è il conflitto tra Russia e Ucraina che sta causando un incremento esorbitante dei costi sulle materie prime per la produzione di capsule, cartoni, etichette e molto altro. Quello che però preoccupa è la carenza del vetro per le bottiglie della prossima vendemmia 2021: il rischio che corrono le aziende è quello di non riuscire a imbottigliare il loro prodotto.
«Le vetrerie —ha dichiarato il direttore della Cantina Valpolicella Negrar, Verona, Daniele Accordini — prima ci consegnavano le bottiglie ogni settimana, adesso ogni 20, 28 giorni. Abbiamo ordini fermi, già pagati, che non riusciamo a spedire e ci litighiamo le bottiglie con le altre cantine».
Nadia Zenato, la cui azienda produce Lugana e Amarone, afferma che è già possibile parlare di economia di guerra, che avrà conseguenze negative più impattanti rispetto al Covid. La soluzione secondo la Zenato sarebbe la fine della guerra.
Per il trevigiano Stefano Bottega, invece, commenta «Sicuramente c’è la speculazione dei grossi vinificatori, a cui si aggiunge la difficoltà del reperimento della cartotecnica di imballaggio, aumentata anch’essa del 50 per cento. Come Assindustria Veneto Centro, di cui sono vicepresidente del gruppo vinicolo, pensiamo che la soluzione nel breve periodo sia quella di creazione di gruppi d’acquisto e della creazione nelle vetrerie di bottiglie in linea con i principi di sostenibilità con minor impatto ambientale e con un peso vetro inferiore, senza rinunciare alla sicurezza, che rimane la priorità assoluta».
Per ora la speranza del settore wine è quella di assistere alla fine del conflitto in tempi brevi, per poter tornare in primis a imbottigliare i loro prodotti entro la fine dell’anno e poi a venderli sul mercato internazionale, senza limitazione etiche, come prima del conflitto.